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L'abbacinante luce dell'oscura verita'

Riporta inciso il frontone del tempio delfico di Apollo: Conosci te stesso (γνῶϑι σεαυτόν).

Che fare però se la ricerca si rivela nefasta, e ciò che vi si trova al termine non appare come un'immagine gradevole e virtuosa, bensì delineata da brutture e storture? Come convivere con l'orribile – seppur vera – identità? L'ignoranza, anche quella della nostra stessa persona, è davvero beatitudine?


Statua di Sofocle
Statua di Sofocle

Il capolavoro tragico di Sofocle Edipo re, inscenato per la prima volta attorno al 420 a. C., indagò con crescente pathos il tema delle sofferenze e delle passioni umane attraverso la figura di Edipo, assurto a regnante della Beozia in seguito alla sconfitta della Sfinge e che qui si trova a costretto a rimediare alla piaga pestilenziale che si è imbattuta sulla città, a cagione della mancata vendetta della morte del precedente sovrano, re Laio.


« Apollo sovrano ci ordina chiaramente di cacciare dal paese il contagio che è stato nutrito in questa terra, e di non nutrirlo oltre, perché non ci sarà più medicina. […] Cacciare il colpevole, o pagare morte con morte, perché questo sangue è tempesta che sconvolge la città. […] l’oracolo ci ordina di punire con la forza i suoi assassini, chiunque essi siano. »

Creonte a Edipo


Edipo maledice suo figlio Polinice
Edipo maledice suo figlio Polinice


Edipo comincia una drammatica indagine retrospettiva, che disvelerà un passato dovizioso di delitti inconsapevoli: egli infatti si scoprirà assassino di suo padre – lo stesso re Laio di Tebe –, marito di sua madre Giocasta e padre/fratello dei suoi figli. L’inquirente si rivela colpevole, il medico si fa untore del morbo.

Un'indagine dallo sguardo orientato dapprima all’esterno, la cui direzione però si fa via via più centripeta. Scoperte dolorosamente le proprie radici, reo di aver oltraggiato l’ordine regolatore dell’umana vita, il protagonista decide di infliggersi la punizione più severa e giusta: la cecità.


« Perché avrei dovuto vedere ancora, se per me non c’è più niente di bello da vedere? »

Edipo al Coro



Edipo a Colono
Edipo a Colono

Allontanate le tenebre che prima lo avvolgevano in una caligine di menzogne, ecco che la luce – la verità – illumina Edipo, abbattendosi sull’uomo che ha sconfitto il suo più grande nemico: se stesso. Acquisita la consapevolezza della sua reale identità, si priva così della vista che fino ad allora lo aveva tenuto prigioniero di un’esistenza inscientemente deviata.


« Non so con quali occhi, giunto nell’Ade, avrei potuto guardare in faccia mio padre e la mia madre sciagurata. […] E dopo avere scoperto questa macchia che mi contamina, avrei forse potuto guardare i cittadini con sguardo fermo? »

Edipo al Coro


Edipo cieco raccomanda i suoi figli agli Dèi
Edipo cieco raccomanda i suoi figli agli Dèi


Molteplici gli spunti di riflessione che Edipo re dona al lettore: dal valoroso senso di giustizia del protagonista (“L’assassino di Laio, chiunque egli sia, potrebbe ammazzare anche me con la stessa mano: aiuto me stesso, vendicando lui. […] Tenterò ogni via! Con l’aiuto del dio, risplenderemo nel trionfo!”) alla preveggenza del cieco Tiresia, figura illuminata e che, seppur privo di un senso essenziale – quello della vista –, vede pur senza vedere (“Ma poiché mi hai rinfacciato anche la mia cecità, parlerò: tu hai la vista, ma non vedi la tua sventura”); dall'accusa di Creonte sull’infedeltà verso le persone amate (“Cacciare chi ci è caro è come mettere al bando la propria vita, che è il bene più prezioso”) all’iniziale reazione di leggerezza con cui Giocasta cerca di farsi scudo contro gli sconvolgenti dubbi che vanno insinuandosi in lei (“Meglio vivere alla ventura, come si può. […] La vita è più leggera, per chi non ci dà troppo peso.”).

Un’opera, quella sofoclea, di mirabile magistralità e che ben si adatta ai tempi più moderni nei quali si è invitati a definire pubblicamente con sfibrante costanza chi siamo, mettendo in mostra le nostre luci e le nostre ombre, e ponendoci in tal guisa sotto un sempiterno torchio introspettivo.


 


Immagini

In copertina: La fine di Edipo di Johann Heinrich Füssli, olio su tela (1783-1784), Walker Art Gallery presso National Museums Liverpool

Statua di Sofocle da Terracina, Museo Gregoriano Profano (già Museo Lateranense), Musei Vaticani, Città del Vaticano

Edipo maledice suo figlio Polinice di Johann Heinrich Füssli, olio su tela (1786), National Gallery Art

Edipo a Colono di Jean Harriet Fulchran, olio su tela (1798): web

Edipo cieco raccomanda i suoi figli agli Dèi di Bénigne Gagneraux , olio su tela (1756), National Museum, Stockholm


Consultazioni

Edipo re di Sofocle, nuova traduzione dal greco e cura di Angelo Tonelli, Grandi Classici Tascabili Marsilio, 2014


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