Era la notte e i corpi stanchi godevano di un sereno riposo
sulla terra e le selve e le acque furiose stavano quiete,
quando le stelle si voltano indietro a metà del loro corso,
quando tace ogni campo, e le greggi e gli uccelli variopinti
e tutte [le creature] che abitano le larghe distese d’acqua e le campagne irte di cespugli;
raccolte sotto la notte silenziosa
calmavano le pene e i cuori dimentichi delle fatiche.
L’ultima veglia di Didone
Tratto dall’Eneide di Virgilio, Libro IV (522-552)
La notte: tra i temi più diffusi nel variopinto panorama delle arti, si può affermare senza alcun timore che quello della notte è indubbiamente uno dei più affrontati. La notte come dispensatrice di buoni consigli, come suole il vecchio adagio, ma anche confidente di amori segreti e passioni libertine, oppure oscurità che si fa complice e si beffa degli ingenui, avvolgendoli in un freddo abbraccio.
In questo articolo, Classica propone ai lettori una selezione di notturni per omaggiare la notte anche in musica.

1. “Sonata al chiaro di luna” (sonata per pianoforte opera 27 n. 2) di Ludwig van Beethoven
Una delle trentadue sonate per pianoforte composte da Ludwig van Beethoven fu la Sonata opera 27 n. 2 del 1802, corifèa dell’ampia letteratura di notturni, successivamente diffusa al pubblico con il nome “Sonata al chiaro di luna” grazie al critico musicale Ludwig Rellstab, il quale vi aveva fantasticato una notte di luna sul lago di Lucerna – quasi a paragonare l’assorta immobilità del primo tempo al chiarore lunare che si diffonde nelle serate di calma sullo specchio d'acqua dei Quattro Cantoni elvetici. La sonata venne altresì rinominata dal milieu viennese “Laube Sonata" (“Sonata del pergolato”) giacché la si attribuiva ad un Beethoven innamorato e che sotto il pergolato di un giardino dedicava la melodia alla contessina Giulietta Guicciardi, giovane nobildonna che il compositore aveva conosciuto nel salotto della famiglia Brunswick a Vienna e della quale si innamorò ardentemente senza però, pare, essere pienamente corrisposto.
L'opera si articola in tre movimenti: un Adagio sostenuto, di incommensurabile potenza emotiva con un andamento liederistico che prelude a sonorità ed atmosfere impressionistiche. I crescendo del primo tempo, come descrive Alfred Cortot nel suo celebre “Cours d’interprétation”, paiono « smuovere il fondo torbido di un’acqua stagnante la cui superficie conserva una pesante immobilità. Una cappa di piombo grava su questa musica, qualcosa che le impedisce di esprimersi con troppa forza. È un dolore che nella sua intensità si ripiega su se stesso e si distrugge »; un Allegretto, che segue il primo tempo senza interruzione e che Franz Liszt definì come “un fiore tra due precipizi” – a tratteggiare il breve ma delicato scherzo musicale. È un dolore, come è stato disegnato dal Cortot, che la soavità e la dolcezza dell’Allegretto attenuano e ammorbidiscono, accompagnando verso “la vittoria della vita” giubilata nel terzo ed ultimo movimento, un Presto agitato, tempestoso e incandescente – in seno al quale la romantica impetuosità di Beethoven è tradotta nei possenti accordi che anticipano il finale di angosciosa inquietudine.
Per l'ascolto si consiglia: Bernhard Ruchti
2. "Notturno" n. 20 in Do diesis minore (o "Lento con gran espressione", opera P1 KK Iva/16, CT.127) di Fryderyk Chopin
Composto nel novembre 1830, il Notturno in do diesis minore fu conosciuto inizialmente con due differenti titoli: "Lento con gran espressione" e "Adagio", come attestato secondo l’edizione postuma del 1875. Contrassegnato da squisita eleganza melodica, il Notturno ha una struttura complessivamente poco elaborata.
Nel maggio del 1835 Chopin rivide a Dresda i Wodzircski, vecchi amici dei tempi di Varsavia: la loro figlia, Maria, solleticò l’interesse del pianista polacco a tal punto che l’anno seguente – quando i Wodzinski e Chopin si ritrovarono a Dresda – ne seguì un fidanzamento, nonché il tributo della melodia.
Per l'ascolto si consiglia: Bernhard Ruchti
3. “Notturno per archi e arpa” di Arnold Schönberg
Il Notturno di Schönberg pubblicato nel 1896, e a lungo ritenuto dagli esperti un lavoro andato perduto, è stato identificato soltanto di recente con il manoscritto precedentemente inserito nel catalogo del compositore, con il titolo "Adagio per arpa e archi’" e conservato presso la Biblioteca di Congresso di Washington.
L’opera tardo-romantica era originariamente contrassegnata con un Andante, e solo successivamente fu cambiata da Schönberg in Adagio. Composto nel 1895, il Notturno combina una partitura insolita dove però regna un’atmosfera calma e serena: le fluttuazioni iniziali degli archi creano una scena calda, e il movimento delicato della melodia è accentuato da arpeggi frizzanti che conferiscono brillantezza alla musica. Dopo che il climax del pezzo esplode di colore, la dinamica e la struttura iniziano a diminuire mentre gli archi e l’arpa gettano le basi per le toccanti note finali.
Per l'ascolto si consiglia: Oslo Philarmonic
4. “Notturno” n. 6 Op. 63 di Gabriel Fauré
Scritto nel 1894, il "Notturno" n. 6 opera 63 rientra in quello che venne identificato, nella letteratura, come il secondo momento creativo di Fauré – ove il musicista si dedicó a lavori di natura strumentale, al cui interno si riscontrano un maggior rigore costruttivo e una concentrazione propedeutici alle opere realizzate con l’avvento del nuovo secolo, come la suite Dolly per pianoforte a quattro mani o la Barcarola n. 5, entrambe del 1894. Nello stesso anno Fauré compose il Notturno, fra i pezzi più ispirati dell’intera produzione, caratterizzato da un soffuso romanticismo combinato ad una rara perfezione architettonica.
Esso consta di un movimento iniziale, un Adagio, cui segue un Allegretto molto moderato e sincopato, non privo di slanci appassionati; quindi un Allegro moderato che conclude nell’Allegro finale e che conduce l’ascoltatore fino al recupero del movimento iniziale – conferendo una sorta di circolarità alla melodia.
Per l'ascolto si consiglia: Aparté Music
O falce di luna calante
Che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe ’l vasto silenzio va.
Oppresso d’amor, di piacere,
il popol de’ vivi s’addorme…
O falce calante, qual mèsse di sogni
Ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
O falce di luna calante di G. D’Annunzio
Tratto dalla raccolta Canto Novo
Immagini
In copertina: Veduta del monumento a Pietro I in Piazza del Senato a San Pietroburgo di Vasilij Ivanovic Surikov, olio su tela (1870): Museo d'arte di Krasnojarsk
Notte (“La Nuit”) di Auguste Raynaud, olio su tela (1887), Sotheby’s: web
Consultazioni
Sonata per pianoforte n. 14 in do diesis minore, op. 27 n. 2 “Al chiaro di luna” di L. van Beethoven, L’Orchestra Virtuale del Flaminio
Notturno in do diesis minore per pianoforte, BI 49, CI 127 di F. Chopin, L’Orchestra Virtuale del Flaminio
Notturno n. 6 Op. 63 di G. Fauré, L’Orchestra Virtuale del Flaminio