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Mirabilia: l'Hermitage

 

Vi sono luoghi speciali nel mondo, che racchiudono autentici tesori. Luoghi fatti “non per essere visitati, ma per essere sentiti e vissuti”, come disse lo scrittore e saggista turco Orhan Pamuk [Il museo dell’innocenza, 2008] dandoci un assaggio di eternità: i musei.

“Un mondo speciale, in cui le opere dei morti dialogano con gli sguardi dei vivi, in un confronto duraturo e fecondo”, “luoghi in cui il tempo si fa spazio”. [Roberto Peregalli, I luoghi e la polvere, 2010]. Come scrigni preziosi, essi custodiscono opere dal valore inestimabile che testimoniano la storia dell'uomo nelle varie epoche del tempo.


Classica propone la serie Mirabilia, in seno alla quale dedicherà degli articoli speciali a queste incantevoli roccaforti della memoria – selezionando alcuni dei più splendidi capolavori che dimorano in esse.

 


Galleria di Storia della pittura antica


Lungo le gelide acque del Neva, nel cuore di San Pietroburgo, ha sede uno dei più grandi e antichi musei del mondo, l’Hermitage, ove arte e cultura si uniscono in un dolce sposalizio.

La storia del complesso museale principia in seno alla reggia Romanov – il sontuoso Palazzo d’Inverno – attorno al 1764, allorché l’imperatrice Caterina II iniziò ad acquistare dipinti di vari artisti occidentali (lavori di antichi maestri che il mercante berlinese Johann Gotzkowski aveva raccolto per il sovrano Federico II di Prussia), dando cominciamento ad una passione che trasformò ben presto la galleria privata in una vera e propria collezione d’arte dagli orizzonti immensi (in meno di dieci anni si aggiunsero le opere del conte Heinrich von Bruhl e del barone Pierre Crozat, oltre alla Giuditta di Giorgione, alcuni dipinti di Rembrandt, Rubens, Raffaello, Poussin, Tiziano e Veronese; quindi la collezione del primo ministro inglese Robert Walpole, la Madonna Litta e la Madonna Benoit di Leonardo, la Madonna Conestabile di Raffaello e alcune sculture di Canova), fungendo in seguito da raffinatissimo ritrovo per rendez-vous tra intellettuali e artisti.

A partire dal tumultuoso 1917, alcune sale del Palazzo d’Inverno furono trasformate in ospedale, e gli oggetti più preziosi delle collezioni inviati precauzionalmene a Mosca. Nel primo dopoguerra, l’Hermitage venne nazionalizzato e l'apertura al pubblico delle sue colossali porte ufficializzò la democratizzazione della cultura. Col trascorrere degli anni, allo storico Palazzo d’Inverno si affiancarono il Piccolo, il Grande e il Nuovo Ermitage.

 


Jordan Staircase, gradinata dell'ingresso principale

 

Attualmente il complesso ospita più di tre milioni di opere d’arte che vanno dall’antichità egizia fino al XX secolo impressionista e post-impressionista. Oltre alle più conosciute sale espositive – come la sala dello Stato Maggiore (o Sala bianca), le due Sale del Trono (grande e piccola), quella dell’Armeria e la Sala della Malachite (che fungeva da salotto di stato dell’imperatrice Alexandra Fiodorovna, moglie di Nicola I, ove gli arredi furono realizzati con la tecnica del “mosaico russo” ed una parete della sala impreziosita dalla pittura dell'italiano Antonio Vighi) –  il museo include il Teatro dell’Hermitage e altri magnifici edifici di valore storico dalla straordinaria architettura.

 


Rotonda in malachite


Dettaglio di una porta nella Sala della Malachite

 

Oggigiorno, quando si evoca l’Hermitage di San Pietroburgo, le immagini che scorrono d’emblée nella mente sono il Cammeo Gonzaga, le statue di Afrodite e di Giove – per la storia più antica – e quelle del Ragazzo inginocchiato di Michelangelo e di Amore e Psiche di Antonio Canova per l’età rinascimentale; tra i dipinti più noti vi sono certamente il Suonatore di liuto di Caravaggio, la Dama nel giardino di Sainte-Adresse di Claude Monet e il Boulevard Montmartre di Camille Pissarro.

Persino l’arte applicata del museo russo può vantare due baluardi di altissima fama e caratura, come l'Orologio del pavone realizzato a Londra attorno al 1770 e quello pasquale Rothschild disegnato dal gioielliere Fabergé, datato 1902: l'uovo-gioiello più costoso mai venduto all'asta, e creato come regalo di fidanzamento per la fidanzata del barone Edouard de Rothschild; di color rosa, vanta un gallo incastonato di diamanti che spunta dalla cima dell'uovo al rintocco di ogni ora.

Non si trascurino le stesse strutture architettoniche dell’edificio, con le sue innumerevoli sale ormai parte dell’immaginario collettivo – come dimostrano il Corridoio delle Logge e la Sala del Padiglione, che accolgono i visitatori in un abbraccio colmo di sfarzo e sublime eleganza.

 


Corridoio delle Logge


Dettaglio della Sala del Padiglione

 

Quali altri tesori nasconde il museo pietroburghese?

Sicuramente tra i dipinti non passa inosservato il Perseo libera Andromeda del 1622 ad opera del fiammingo Peter Paul Rubens, commissionato da Caterina la Grande ed esposto nella Sala 247 del Nuovo Hermitage.

Emblemi del Palazzo le ceramiche dei Servizi imperiali (squisito quello arabesco e quello a rete cobalto), e le figurine in maiolica di cosacchi e popoli delle steppe siberiane.

Per quanto concerne l’arte applicata, vi sono tessili, suppellettili, bibelots e monili di superlativa fattura: il caftano russo con piccolo motivo floreale in seta, polsini e colletto in broccato d’oro, risalente al tardo XIX secolo; gli abiti delle imperatrici Maria e Alexandra Feodorovna esposti nella Galleria dei Costumi; affascinanti anche la replica in miniatura delle insegne imperiali – composte da corona grande, corona piccola e globo adagiati su cuscini di velluto bianco, e lo scettro inserito in una presa d'argento – e l’orologio solare meccanico equatoriale universale in ottone, ad opera del maestro Nikolai Galaktionovich Chizhov, creazione degli inizi degli anni sessanta del Settecento.

Oltre ad una vastissima raccolta di libri rari, medaglie e francobolli, degne di nota sono anche la glittica e la sezione numismatica con la sua ricca collezione di talleri, copeche e rubli, nonché l’esposizione di mosaici e splendenti vetrate colorate.

 


Sigillo da tavolo dell’imperatore Alessandro II di Russia



Di seguito, la selezione artistica di Classica Rivista quale dedica all’incantevole Hermitage.

1. Ritratto dello zar Paolo I di Russia di Alexander Roslin


Ritratto dello zar Paolo I di Russia 

Il pittore di corte Alexander Roslin fu commissionato dall’imperatrice Caterina II per la raffigurazione su tela del futuro zar. Nel ritratto, il ventitreenne Paolo I posa in un paltò di velluto rosso con jabot in pizzo; sulla spalla destra, il giovane uomo porta a tracolla, sopra la redingote rossa con bottoni intarsiati, il grande nastro riccamente decorato dell’Ordine di Sant’Andrea, sul quale è appuntata la croce di diamanti dell’Ordine di Sant’Anna tramandatagli dal padre, lo zar Pietro III.

I tratti del viso di Paolo – lo sguardo lieto e il sorriso appena accennato, quasi timido – appaiono morbidi e distesi, decisamente in contrasto con la linea dura che caratterizzò il suo regno ai limiti della tirannia e del dispotismo, la cui politica estera ardimentosa e vivace lo vide coinvolto in diverse cospirazioni che culminarono nel 1801, quando venne assassinato nel suo palazzo – il castello Mikhaïlovski.


 

2. Figlia di boiardo non sposata con un copricapo Kokoshnik di Sofya Junker-Kramskaya


Figlia di boiardo non sposata con copricapo kokoshnik

Il kokoshnik è un antico copricapo russo femminile, caratterizzato da un’alta cresta simile alla coda di un gallo (nell’antica Rus’ “gallina” si traduce infatti con il lemma “kokosh”, che diede poi nome al capo). Alla cresta rialzata del kokoshnik si usava fermare una stoffa, che fasciava la testa e talvolta anche il collo. Solitamente indossato dalle donne sposate, le quali in passato dovevano coprire il capo e nascondere i capelli, era utilizzato in occasioni di festa e cerimonie: di ottimo tessuto e adornato con perle di varia dimensione, il kokoshnik era venduto a caro prezzo, pertanto veniva conservato con scrupolo, e trasmesso in eredità di generazione in generazione giacché simbolo di aristocrazia.

Durante il suo regno, Pietro il Grande contrastò le tradizioni dei boiardi (dal russo "bojar", etimo con il quale si identificavano i nobili russi nell'XI secolo che rivestivano dapprima il ruolo di capi militari alla mercede ducale e, in seguito, le vesti dei possessori di latifondi e servi), ordinando agli uomini il taglio della barba e alle dame il divieto di indossare il kokoshnik. Presto tale copricapo venne dissociato dall’appartenenza all'alta società, divenendo appannaggio unicamente delle donne dei mercanti e dei contadini. Sarà Caterina la Grande, assurta al trono nel 1762, che per rimarcare la sua appartenenza russa riportò in auge il kokoshnik quale accessorio essenziale per i balli in maschera, posando essa stessa davanti ai ritrattisti di corte con l'originale copricapo.

Sulla tela si vede una giovane boiarda dalla carnagione lattea e le sopracciglia corvine ben disegnate, che contrastano il candore della pelle e del vestiario di cui si intravede un calicò in velo leggero e parzialmente trasparente, con polsini e bavero decorati con acribia da gemme preziose. Sul copricapo, della medesima nuance dell’abito e orlato da file di perle che ricadono sulle spalle, sono applicate altre pietre –  rubini e smeraldi con taglio marquise e ovale – che donano luce al viso della nobildonna.

 


3. Servizio russo Guryev


Servizio Guryev, o servizio "russo"

I venticinque anni del regno di Alessandro I videro il Gabinetto Imperiale, che tra le altre mansioni assicurava l’operatività della Fabbrica Imperiale di Porcellana, guidato dal conte Dmitry Guryev il quale, sin dalla presa di servizio, si impegnò per riorganizzare l’impresa reale reclutando nuovo personale altamente qualificato – tra cui un docente di tecnologia dell’università di Ginevra e tre maestri artigiani dalla Fabbrica Reale di Berlino. Successivamente si premurò di invitare alla fabbrica l’esimio scultore dell’epoca Stepan Pimenov (già professore associato all’Accademia delle Arti), nonché vari artisti europei e tornitori provenienti dalla Manifattura di Sèvres – che all’epoca dettava le tendenze mondiali della porcellana.

Nel primo quarto del XIX secolo il classicismo russo fiorì nelle arti, e il prodotto più significativo che la fabbrica realizzò in questo periodo fu il servizio Guryev, che prese nome proprio dal capo di Gabinetto – sebbene inizialmente appellato “russo”, come testimoniato dai documenti d’archivio statali emessi fino al 1824.

Il servizio da tavola formale, in origine progettato per una cinquantina di coperti, fu commissionato dallo zar Alessandro I e destinato al Palazzo d’Inverno. Le spettacolari maioliche includono un assortimento che con il trascorrere degli anni fu costantemente ampliato e migliorato (pare che solo durante il regno della casata Romanov furono creati circa 4.500 pezzi): gli oggetti raffigurano scene di vita dell’allora società russa e comprende tazze, zuppiere, piatti, vasi e brocche sulle cui superfici sono raffigurate con certosina maestria le precipue vedute pietroburghesi e moscovite, quelle di Peterhof e Gatchina, oltre ad illustrazioni tratte dai libri “Popoli di Russia” e “Scene e tipi di San Pietroburgo”. La base del servizio annovera piatti bordati in ciliegio scuro e complessi ornamentali in oro, ove cesellati gruppi scultorei di contadine e giovani sorreggono con grazia il vasellame (ciotole e cesti) sopra la testa. Il matrimonio cromatico composto da rosso-marrone-oro evidenzia l’eleganza e la regalità del servizio di porcellana, certificando questo ensemble ceramico come autentico chef-d’œuvre di incommensurabile bellezza.

 

Dettaglio del Servizio Guryev


 


Immagini

In copertina: facciata del museo Hermitage: web

Galleria di Storia della Pittura Antica: web

Gradinata Giordana (o principale): web

Rotonda in malachite, dal sito “Pipat Antiquités”

Dettaglio porta Sala della Malachine, dal blog: Dorian the esplorian

Corridoio delle Logge, Holden Lunzt Gallery

Pavilion Hall in Hermitage Museum in Saint Petersburg, Russia, Encircle World Photos

Hermitage – Pavilion Hall, dettaglio della Sala del Padiglione, dal blog: Dorian the explorian

Sigillo da tavolo dell’Imperatore Alessandro II di Russia in corniola, oro e quarzo, (successivo al 1856), Hermitage  di San Pietroburgo

Ritratto dello zar Paolo I di Russia di Alexander Roslin, Olio su tela, 1777, Hermitage di San Pietroburgo

Figlia di boiardo non sposata con un copricapo Kokoshnik di Sofya Junker-Kramskaya, olio su tela, Hermitage

Alla Casa dei Libri è stato presentato il catalogo della collezione di porcellane di Peterhof Guryev, articolo del 3 marzo 2023, Notizie sulla cultura, dal sito: spb.ru (Культура Петербурга)

Dettaglio del servizio Guryev Il 1 marzo 2023, la Casa dei Libri ospiterà una presentazione del catalogo della collezione Guryev Service, articolo del 27 febbraio 2023, dal sito: pitert.ru (Туристический бизнес Санкт-Петербурга, Attività turistica di San Pietroburgo)

 

Consultazioni

History of the Hermitage Museum

Il Museo dell’Ermitage: una corsa nella storia di Elena Franchi, articolo del 31 ottobre 2014, Arte & Musica, La Ricerca per Loescher Editore


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